Che cosa chiede l’Europa all’Italia
L’Unione europea ha richiesto indistintamente a tutti i propri Paesi membri di rispettare vincoli di trasparenza, efficienza e responsabilità nell’utilizzo dei fondi destinata alla ripresa.
Ogni Stato poi ha specifiche sue proprie condizionalità.
Nel caso dell’Italia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al fine di dare adempimento alle Raccomandazioni indirizzate alI’Italia nell’ambito del “Semestre europeo” per gli anni 2019 e 2020, deve necessariamente contribuire anche a:
- mantenere sotto controllo la spesa pubblica;
- assicurare la sostenibilità del debito, incrementando nel contempo gli investimenti;
- rafforzare la resilienza e la capacità del sistema sanitario;
- spostare la pressione fiscale dal lavoro e contrastare l’evasione fiscale;
- attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica;
- fornire redditi sostitutivi e un accesso al sistema di protezione sociale adeguati, in particolare per i lavoratori atipici;
- sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro;
- rafforzare l’apprendimento a distanza e il miglioramento delle competenze, comprese quelle digitali, nonché migliorare i risultati scolastici;
- garantire l’effettiva attuazione delle misure volte a fornire liquidità all’economia reale, in particolare alle piccole e medie imprese, alle imprese innovative e ai lavoratori autonomi, ed evitare ritardi nei pagamenti;
- affrontare le restrizioni alla concorrenza; concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale;
- ridurre le disparità infrastrutturali sul territorio; migliorare l’efficienza del sistema giudiziario;
- migliorare l’efficacia e l’efficienza della pubblica amministrazione; favorire la ristrutturazione dei bilanci delle banche, in particolare per le banche di piccole e medie dimensioni”.
Saremo valutati anche rispetto a questi necessari specifici obiettivi. L’Italia ha una particolare responsabilità in quanto Paese maggiormente beneficiato dai fondi europei.
È però vero che finora non abbiamo saputo utilizzare al meglio le risorse dei fondi strutturali dell’Unione europea, per problemi nel presentare buoni progetti, per via di difficoltà nella rendicontazione e, non in ultimo, per frodi e corruzione. Ad esempio, il Tribunale UE (sez. V) del 25 gennaio 2018, in causa T-91/16, già all’apoca aveva dichiarato «innegabile» che gli errori commessi dall’amministrazione italiana siano «errori sistemici, imputabili a insufficienze nei sistemi di gestione e controllo, che si sono manifestati nel corso di diversi esercizi finanziari».
Libenter concorre ad evitare questi errori.
Occorre fare di meglio. Anzi: il nostro meglio.