Il Piano di ciascuno Stato membro è ancorato a severi criteri di utilizzo delle risorse finanziarie. Oltre a quanto contemplato dal regolamento di cui si diceva, già sulla base delle linee guida adottate dalla Commissione europea il 17 settembre 2020 e aggiornate il 22 gennaio 2021 è stato possibile conoscere gli obiettivi e le modalità di presentazione delle iniziative contenute nel PNRR, dunque le condizionalità nella fase della preparazione del Piano.
Va ricordato che:
L’Unione europea ha individuato degli obiettivi strategici (v. il Programma della Commissione per il 2021: COM(2020) 690 final; nonché il Piano per la ripresa dell’Europa, del 18 dicembre 2020). Su tali obiettivi gli Stati non hanno alcun margine di manovra e allo Stato membro spetta programmare come intenda raggiungerli con i propri progetti;
Le sopra menzionate linee guida della Commissione europea individuano un impianto piuttosto rigido di descrizione dei progetti: ciascuno di essi deve essere presentato sulla base di una “scheda progetto” che richiede di definire gli obiettivi, le riforme, gli investimenti, il monitoraggio, le tempistiche, le azioni correttive; il Piano nazionale (che contiene tutti questi progetti) deve essere accompagnato da un Executive Summary (suddiviso in sezioni che devono indicare dati statistici, valutazioni di impatto, l’effetto atteso dal singolo progetto, gli aspetti di criticità e le corrispondenti misure per farvi fronte, tempi certi di realizzazione, ecc.);
I progetti nazionali devono rispettare la ripartizione dell’allocazione delle risorse entro tre pilastri di intervento (definiti dal Consiglio europeo il 21 luglio 2020):
- nel primo pilastro ricadono le azioni nazionali indirizzate a recuperare il terreno perduto in campo economico-sociale a motivo della pandemia; sono implicati i seguenti programmi europei: Recovery and Resilience Facility (RRF- 672,5 miliardi di cui 312,5 sussidi e 360 prestiti); REACT-EU, che dispone di 47,5 miliardi; Rural Development, che dispone di 7,5 miliardi; Just Transition Fund, che dispone di 10 miliardi;
- nel secondo pilastro possono essere imputate le azioni indirizzate all’economia nazionale e a sostenere gli investimenti privati; è implicato il programma InvestEU rafforzato (5,6 miliardi);
- nel terzo pilastro insistono gli interventi funzionali a contrastare l’insorgenza e la gestione delle crisi sanitarie; i programmi UE implicati sono: RescEU rafforzato (1,9 miliardi); Horizon Europe (5 miliardi).
Sempre nella direzione di circoscrivere la discrezionalità di ciascuno Stato membro è stato adottato il menzionato regolamento (UE) 2021/241 che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza”: esso contiene una serie di misure e di indicatori che dovrebbero proprio servire a valutare e monitorare i progetti italiani, come quelli di tutti gli altri Paesi. Più nello specifico, il regolamento ricorda i “sei pilastri” in cui devono ricadere i progetti nazionali, vale a dire: transizione verde; trasformazione digitale; crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; coesione sociale e territoriale; salute e resilienza economica, sociale e istituzionale; politiche per la prossima generazione, l’infanzia e i giovani.
Il regolamento chiarisce che la Commissione europea valuterà la pertinenza, l’efficacia, l’efficienza e la coerenza dei PNRR nazionali, sulla base dell’elenco di criteri stabiliti nel regolamento stesso (art. 19 comma 3 e Allegato V). Tra questi, i criteri relativi alle raccomandazioni specifiche per Paese, al rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza economica, sociale e istituzionale, e che contribuiscono all’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, assegnano un punteggio più alto nella valutazione. Anche l’effettivo contributo alle transizioni verde e digitale rappresenta una condizione preliminare ai fini di una valutazione positiva. Inoltre, la Commissione europea monitorerà l’attuazione dei Piani nazionali e misurerà il raggiungimento degli obiettivi previsti in modo mirato e proporzionato. Salvo gli ambiti della transizione ambientale e di quella digitale, tutto ciò avverrà sulla base non tanto di indicatori scientifici e sintetici quanto piuttosto di “orientamenti”.