Associazione Analisti Ambientali

L’Associazione Analisti Ambientali è un’associazione tecnico-scientifica senza scopo di lucro che sostiene e promuove da trentacinque anni, con rigore scientifico e con un approccio interdisciplinare, la centralità e la qualità delle procedure di valutazione ambientale quale strumento di gestione efficiente delle tematiche ambientali.

L’Associazione ha consolidato nel tempo caratteristiche tecnico-scientifiche e professionali al fine di sviluppare da una parte un approfondimento concreto delle problematiche ambientali e dall’altra la crescita di una cultura integrata dell’ambiente.

Attraverso convegni, dibattiti e la rivista “le Valutazioni Ambientali”, l’Associazione informa, valuta, aggiorna, fornisce spunti di riflessione sulle tematiche attinenti la valutazione ambientale affrontandone gli aspetti critici e nel contempo segnalando le esperienze positive e le buone pratiche attuate sul territorio.

La complessità delle tematiche ambientali necessita di un approccio di tipo interdisciplinare ed è per questo motivo che l’AAA riunisce persone, enti e organizzazioni attivi nel campo della valutazione ambientale indipendentemente dalla loro specializzazione quali ingegneri, architetti, agronomi, biologi, geologi, giuristi, filosofi, naturalisti, economisti e urbanisti legati dal comune interesse di allargare le proprie conoscenze.

Posto che il dispositivo RRF prevede che ogni misura del piano (sia essa riforma o investimento) deve rispettare il principio “Do No Significante Harm” (“non arrecare un danno significativo”) ai 6 obiettivi ambientali europei fissati dal Regolamento “Tassonomia” alla luce di quelli stabiliti dall’Accordo di Parigi, COP 21 del 2015 e politiche ambientali pilastro del Green Deal UE. Il tutto secondo una procedura ben strutturata da Regolamenti della Commissione europea: RRF, Orientamenti & C.

Posto che è oramai evidente che una cosa è il monitoraggio (e rendicontazione) del PNRR e un altro è il monitoraggio del principio DNSH (“Do No Significante Harm” “non arrecare un danno significativo”); così come ci pare altrettanto evidente (e non so se e come questo possa essere ricomposto a tutti i livelli istituzionali) che il primo è, al momento, l’unico sviluppato dalle diverse esperienze di monitoraggio come questa. Quindi vuol dire che nessuno nella società civile (e nel mondo ambientalista) si sta al momento occupando del monitoraggio ambientale (e della relativa valutazione ex ante e in itinere) del PNRR ovvero del DNSH. E questo nella convinzione che è certamente importante monitorare come vengono utilizzati i nostri soldi ma anche gli effetti che il loro utilizzo in un modo piuttosto che in un altro può provocare sull’ambiente.

Così come inoltre è necessario prestare molta attenzione a due aspetti della fattispecie “italiana” sul DNSH:

– la traduzione applicativa della valutazione del principio DNSH, così come trattata negli “Orientamenti tecnici”, in una autocertificazione “promulgata” dalla prassi operativa;

– e la considerazione che “se un progetto è conforme alla normativa ambientale vigente può ritenersi assolta la verifica del principio DNSH” (così come emerge nella Guida Operativa MEF e in alcune affermazioni di funzionari dello Stato); cosa che è l’esatto contrario di quanto afferma la CE negli Orientamenti tecnici.

Quello della valutazione del principio DNSH e del relativo monitoraggio è il campo dove possiamo mettere in campo le competenze storiche della nostra associazione e le professionalità presenti fra i soci stessi.

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