La decisione della Corte dei Conti arriva il 20 marzo 2024, nella memoria depositata in Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati. La bocciatura del decreto di revisione del PNRR (DECRETO-LEGGE 2 marzo 2024, n. 19) è netta.
Le critiche sollevate al decreto presentato dal Ministro Fitto, Ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il PNRR dal 22 ottobre 2022, sono numerose. In primis, secondo la Corte, per quanto concerne il taglio dei fondi alla sanità di 1,2 miliardi, oltre a non garantire equità nella distribuzione delle risorse tra le diverse Regioni, penalizzando il Sud Italia, rischia di compromettere l’accesso alle cure ai cittadini e depauperare la qualità dei servizi erogati. Le rimodulazione dei fondi proposte ‘riducono l’ammontare complessivo delle risorse destinabili ad investimenti in sanità, incidono sui programmi di investimento regionali già avviati e comportano il rinvio dell’attuazione del progetto a quando saranno disponibili spazi finanziari adeguati’.
Controverse appaiono altresì le novità organizzative che assegnano poteri aggiuntivi (prima in capo struttura di missione insediatasi presso la Presidenza del Consiglio) alle Prefetture. Si rischia, secondo il parere della Corte dei conti, un ‘ingorgo’ di moduli organizzativi, creando una sovrapposizione di compiti, ruoli e responsabilità, oltre che criticità nelle modalità di raccordo di questi con le strutture di governance nazionale, che incrementerebbe il disorentamento delle amministrazioni locali. Le preoccupazioni sono, poi, legate al sottodimensionamento degli organici della carriera prefettizia, problematica non affrontata in previsione dell’aumento delle competenze a queste assegnate. In aggiunta, i poteri ispettivi e i controlli a campione, che dovrebbero essere svolti su Regioni ed enti locali, che rafforzano la struttura di missione insediatasi presso la Presidenza del Consiglio, sembrerebbero porsi in contrasto con il principio costituzionale di autonomia che governa i rapporti tra enti locali ed amministrazioni centrali.
Sempre sul fronte organizzativo, sembrerebbe che il decreto preveda l’ingresso nella PA di commissari straordinari (privati e scelti anche tra soggetti esterni alla Pubblica Amministrazione), per la realizzazione di alcune opere, ‘privi di requisiti meritocratici di comprovata specializzazione’.
Per di più, ‘Mancano informazioni di dettaglio sui costi’. Infatti, secondo la Corte ‘sul fronte delle maggiori esigenze finanzarie previste, sarebbe stato auspicabile esplicitare l’elenco delle misure per le quali è stimato un incremento dei costi’. La Relazione avrebbe dovuto esplicitare “da un lato, l’avvenuta inclusione della partita in questione nel calcolo della legislazione vigente e, dall’altro, le eventuali disponibilità di bilancio utili a garantire la copertura dell’incremento dei costi ad invarianza di saldi, al fine di fugare dubbi circa la futura necessità di integrazioni degli stanziamenti di spesa“.
MV