La Commissione europea ha finalmente dato il via libera per il pagamento della terza rata da 18,5 miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano, la cui richiesta era stata presentata il 30 dicembre 2022. La terza rata sarà erogata non appena il Comitato Economico e Finanziario del Consiglio approverà la decisione della Commissione.
La Commissione ha valutato positivamente il lavoro svolto dall’Italia negli ultimi mesi: “L’Italia ha mostrato molti progressi nell’attuazione delle riforme e degli investimenti cruciali inclusi nel suo piano per la ripresa e la resilienza. Riformare il sistema sanitario, giudiziario e fiscale. Investire nei servizi pubblici digitali e nel rendere il trasporto pubblico più sostenibile. Aprendo nuove possibilità per le imprese di prosperare, grazie a una legge sulla concorrenza” ha detto la Presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen.
I traguardi ed obbiettivi previsti per il semestre di riferimento (luglio-dicembre 2022) erano 55: l’Italia ne ha raggiunti 54, accordando con la Commissione di spostare il 55esimo (la creazione di nuovi alloggi per studenti) alla rata successiva, ovvero al primo semestre 2023. Di conseguenza, è stata apportata una decurtazione di 519,5 milioni di euro dal budget previsto di 19 miliardi.
Con questo traguardo ne arriva un secondo: è stato dato il parere favorevole alle modifiche contenute nella prossima (quarta) rata di erogazione dei fondi del Next-GenerationEU, di cui si è parlato nella precedente notizia sul nostro sito.
Tuttavia, quello che ci si chiede ora è: stiamo andando nella giusta direzione? Le riforme e gli investimenti che stiamo realizzando saranno davvero occasione di ripresa e di sviluppo per il nostro Paese?
Sicuramente, per quanto è emerso finora, soltanto poche delle modifiche ai processi decisionali della Pubblica Amministrazione, richieste da Bruxelles, sono state realizzate; ma ciò che più preoccupa è il fatto che le poche riforme e investimenti realizzati, siano stati realizzati con vecchie procedure tradizionali, che altro non fanno che tenere l’Italia ancorata al passato. Pare, difatti, che la volontà e gli sforzi di immaginare processi decisionali più innovativi e dinamici siano carenti, che si faccia fatica a realizzare opere che abbiano realmente come obbiettivo un miglioramento futuro, per le generazioni che verranno.
Il problema sta tutto nella classe politica italiana, che altro non fa che attaccarsi alle tendenze sociali e agli umori del popolo, non riuscendo ad andare molto oltre le prossime sfide elettorali. Da qualche decennio a questa parte, pare che prendersi a cuore il dovere di portare il Paese verso un miglioramento concreto, che guardi al futuro e non solo al presente, sia il compito più arduo.
Marta Venturelli